Professionisti, la metà guadagna sotto i 15mila euro
MILANO – Si sentono precari e poco valorizzati. Hanno stipendi bassi ma un livello d’istruzione d’eccellenza. Chiedono maggiori tutele previdenziali e assicurative e si dicono disponibili a cambiare occupazione, città e addirittura Paese pur di migliorare la propria condizione.
Il quadro del mercato del lavoro per gli avvocati e gli architetti, i medici e gli ingegneri, i commercialisti e gli altri profili professionali, tracciato dalla ricerca dell’Ires-Cgil e dal titolo Professionisti, a quali condizioni? , racconta di un esercito di cinque milioni di persone (di cui due iscritti a ordini e albi e tre senza rappresentanza), in costante e precario equilibrio tra stabilità e incertezza. Racconta di un 17,8% di loro che si dice affermato ma che soffre per il mancato riconoscimento delle proprie competenze. Parla di un 68,5% autodefinito con scarse tutele , che si sente autonomo ma vorrebbe un più potere contrattuale. Ma soprattutto lancia l’allarme sul 20 per cento dei professionisti italiani a rischio precarietà : una componente – si legge tra le pagine dello studio presentato ieri a Roma – obbligata ad aprire una partita Iva ma che di fatto svolge una prestazione tipica del lavoro subordinato.
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