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2 Maggio 2019

Periferie Urbane Periferie Umane

Venerdì 3 maggio alle ore 20.00 presso la sala della Fondazione Filiberto e Bianca Menna, Via Lungomare Trieste, 13, nuovo appuntamento nell’ambito degli incontri di MetroCubo progetto di Arte Urbana promosso da Fondazione Alfonso Gatto e Salerno Mobilità. Questa volta, in collaborazione con la Fondazione Filiberto e Bianca Menna, si parlerà di Outsider Art.
Interverranno: Eva Di Stefano, Osservatorio Outsider Art di Palermo, Filomena Carangelo e Monica Vittucci, Mud Studio di Napoli, Agostino Vetri, Psichiatra. Concluderà Paola Capone, Università degli studi di Salerno.
Outsider Art è un termine coniato nel 1972 dal critico d’arte inglese Roger Cardinal, applicato spesso più largamente, per includere gli autodidatti o i creatori di “Art naïve” che non si sono mai istituzionalizzati. Generalmente, quelli identificati come Outsider Art hanno poco o nessun contatto con le istituzioni del mondo tradizionale d’arte; in molti casi, il loro lavoro viene scoperto soltanto dopo la loro morte. Molte opere di Outsider Art illustrano stati mentali estremi, idee non convenzionali o mondi di fantasia elaborati.
Eva di Stefano ha studiato Filosofia e Storia dell’arte a Palermo, Vienna e New York. Insegna dal 1992 Storia dell’arte contemporanea presso l’Università di Palermo. Al centro dei suoi interessi la relazione tra arte e psiche in chiave iconologica. Specialista di Klimt e della Secessione viennese, è autrice di numerosi saggi e monografie sull’arte europea tra Otto e Novecento e sulle avanguardie storiche. Il suo volume Gustav Klimt. L’oro della seduzione (Giunti, 2006, 2009) è stato tradotto in Francia e negli Stati Uniti. Attualmente si occupa di surrealismo, Art Brut ed espressioni artistiche irregolari, per promuovere le quali ha fondato e dirige l’Osservatorio Outsider Art e l’omonima rivista on line.
Filomena Carangelo & Monica Vittucci (MUD_Studio):  architetti e scenografe, da anni lavorano sul concetto di vuoto urbano in quanto esercizio di pensiero che si concentra sulle aree di sedimentazione risultanti da crolli o demolizioni di proprietà privata. Questi vuoti urbani, una discontinuità nel mezzo omogeneo che è la città consolidata, sono spazi in cui si produce movimento e variazione, dove il passare del tempo e dell’azione umana vengono resi espliciti. Per questi spazi lavorano a una forma di trasformazione non definitiva, non perentoria, priva di volume. Una trasformazione capace di illuminare la natura del vuoto come spazio in divenire, capace di essere continuamente qualcosa di diverso.
Ente: Fondazione Alfonso Gatto
Recapiti: Tel.: 347 760 2923 – info@alfonsogatto.org
Sito web: Vai al sito web